Se avete deciso di dare un’occhiata a questa sezione sperando di sapere come diventare il genitore perfetto, vi avverto, rimarrete delusi. Sapete perché? Perché hanno ragione quando dicono che non esiste il genitore perfetto. Volete sapere un’altra cosa di cui non si parla spesso? Non è possibile rendere un figlio il figlio perfetto e neanche una famiglia la famiglia perfetta. So già cosa starete pensando: “Ecco un altro articolo che gira intorno all’argomento senza dire praticamente nulla”. Tranquilli, avrei pensato anch’io la stessa cosa, perché non può bastare un articolo o qualche riga per affrontare al meglio un argomento così complesso, affascinante e, soprattutto, personale.
Sì, perché ci sono argomenti che vanno adattati alle circostanze e alle persone. Basti pensare alla differenza tra una famiglia dove entrambi i genitori lavorano e una famiglia dove un solo genitore lavora. Pensate semplicemente a come i due tipi di famiglia affrontano in maniera estremamente diversa la gestione del tempo di ciascun membro della famiglia: partecipare alla riunione di lavoro alle 20:00, fare la spesa in 4 negozi diversi per accontentare tutti, piscina – basket – hip hop (almeno 3 sport altrimenti non siamo contenti), appuntamento dal dentista, lezioni di cinese o arabo perché ci rendono più fighi, merenda a tema Avengers/ Frozen con i compagni di scuola da organizzare, e, dulcis in fundo, i compiti a casa. Vi sentite stressati anche solo leggendo l’elenco, vero? Immaginate io che l’ho scritto. Vi starete chiedendo cosa c’entra tutto questo con il parenting style, in effetti quando le cose filano lisce come l’olio non vediamo la necessità di cambiare qualcosa nel nostro modo di fare, ma possiamo davvero dire che vada tutto bene, che non ci sono cose che ci fanno sentire frustrati o altre che creano conflitto? E soprattutto, le scelte che facciamo e le risposte che diamo oggi, che effetti avranno su di noi e sulla nostra famiglia a lunga scadenza?
Come cambierebbe il vostro modo di reagire all’affermazione ricorrente e anche un po’ – ammettetelo – logorante dei vostri figli “Mi annoio!”, se vi dicessi che la noia fa bene ed è propedeutica alla creatività? Continuereste a tenerli costantemente impegnati con dispositivi elettronici, attività programmate e organizzate sempre da voi? Teresa Belton, ricercatrice ed esperta di disturbi dell’infanzia e dell’apprendimento, definisce la noia “la linfa della creatività” (Happier People Healthier Planet, 2014).
Avete mai pensato come trasformare un’insufficienza a scuola, una partita di basket andata male, una brutta notizia che destabilizza la routine quotidiana, un braccio rotto o altri eventi difficili e intensi in un’occasione di sviluppo di resilienza emotiva? Alberto Pellai (2020), psicoterapeuta dell’età evolutiva, rende sempre più attuale e urgente la necessità di cogliere nella quotidianità, occasioni che possano sviluppare resilienza.
Forse ci siamo chiesti che tipo di genitori siamo e che tipo di genitori vogliamo essere. Molti, nel cercare una risposta a queste domande, pensano di dover ambire alla perfezione e spesso hanno delle aspettative troppo elevate che possono essere fonte di frustrazione nel momento in cui si accorgono che è più complicato di quanto si aspettassero. Vi suona familiare come situazione? Be’, la realtà può essere molto diversa dalle nostre aspettative. Però questo non significa che non possiamo diventare una famiglia, un genitore o un figlio migliore. Abbiamo solo bisogno di cambiare prospettiva tenendo conto di teorie e ricerche scientifiche di pedagogia, sociologia e psicologia portate avanti nella sfera matrimoniale e familiare facendo venir fuori le capacità che ci contraddistinguono, ma che abbiamo messo da parte o che forse non pensiamo di avere.