Non dico nulla di nuovo ribadendo che la pornografia è sbagliata. Lo sappiamo bene, è stato ampiamente spiegato, non ci sono dubbi. Detto questo, la questione rimane e temo che non facciamo abbastanza per aiutare chi ha problemi con la pornografia. Dico “ha problemi” e non “fa uso” di pornografia perché la seconda espressione ha più a che fare con la dipendenza da pornografia e, nel caso non lo sapeste, la pornografia non è sempre sinonimo di dipendenza. Ci possono essere 3 livelli di “coinvolgimento” volontario con materiale pornografico (I):
- cattiva abitudine – accesso occasionale che il soggetto utilizza come risposta alla sua curiosità, come meccanismo “antistress” o come risposta alla ricerca del piacere ed eccitazione in maniera immediata. Non è da confondere con l’esposizione involontaria alla pornografia.
- uso ossessivo – accesso più regolare e frequente (tendente al compulsivo) con l’obiettivo di evadere da una realtà caratterizzata da emozioni negative come frustrazione, stress, depressione, solitudine, pressione delle aspettative altrui, ecc.. Il soggetto pensa di stare affrontando efficacemente gli aspetti negativi della sua vita, ma in realtà le sta solo nascondendo mentendo a sé stesso.
- dipendenza – uso compulsivo che porta il soggetto ad adattare la sua vita e cambiare la sua quotidianità per far spazio alle sue abitudini legate alla pornografia. Il soggetto può trovarsi principalmente in due scenari. Nel primo pensa che solo con la pornografia potrà affrontare i problemi che sta vivendo nella sua vita. Nel secondo scenario è consapevole di non voler più “far uso” di pornografia, ma non ne può fare a meno perché non riesce ad auto-controllarsi.
So già che qualcuno non sarà d’accordo con questa affermazione pensando che stia sminuendo i pericoli della pornografia. Non è assolutamente questa la mia intenzione, piuttosto riconoscere il giusto livello di gravità del problema e agire di conseguenza. Troppo spesso confondiamo una cattiva abitudine con una dipendenza. Ora vi starete chiedendo: “Sì, ma la pornografia è sbagliata PUNTO Bisogna smettere e basta. A che serve sapere il livello di coinvolgimento?”. Credetemi, riconoscere il livello fa la differenza e permette di capire che tipo di approccio adottare per affrontare efficacemente il problema. Non lo dico solo io, ma anche Presidente Oaks in un suo discorso (II), forse adesso vi ho convinti.
Troppo spesso prendiamo alla leggera la parola “dipendenza” ed etichettiamo o ci auto-etichettiamo come una persona che ha una dipendenza soprattutto quando si tratta di pornografia. Questo può portare la situazione ad aggravarsi senza un reale motivo e a vedere la persona come il problema senza rendersi conto quale sia la reale causa che porta la persona a cercare rifugio nella pornografia. Può portare la persona a sentirsi ancora più “sbagliata” e incapace di accedere al pentimento e al perdono che derivano dal potere di redenzione dell’Espiazione di Gesù Cristo. Proviamo a immaginare questo scenario: un ragazzo o una ragazza – sì, per favore non pensiamo che il problema della pornografia riguardi solo il genere maschile, lo confermano le ricerche – che nel pieno dei cambiamenti ormonali si imbatte anche solo per caso nella pornografia – altra precisazione, con internet alla portata di tutti, adesso è praticamente impossibile non imbattersi nella pornografia sin dall’infanzia, anche questo è confermato dalle ricerche (III). Adesso aggiungiamoci una buona dose di curiosità e di proibizione e otterremo una combinazione parecchio esplosiva che stimola nuove sensazioni nell’adolescente che fa fatica a gestire bene da subito, ma che aumentano ancora di più la sua curiosità. A questo punto può scattare un meccanismo alimentato dalla vergogna e dal pensiero di essersi spinti troppo oltre per poter chiedere aiuto e per cercare di capire cosa sta succedendo. Può anche essere utile sapere che gli uomini tendono a sviluppare in genere un atteggiamento compulsivo verso la pornografia a differenza delle donne che in genere tendono a svilupparne uno repressivo (IV).
Molti di loro si chiedono:
“Perché quelle immagini mi fanno sentire sensazioni così contraddittorie?”
“Mi sono sentito turbato, ma il mio corpo mi faceva anche sentire sensazioni piacevoli, perché?”
“Perché mi sono eccitata guardando una persona del mio stesso sesso nuda? Questo significa che ne sono attratta?”
Possono sentirsi già abbastanza spaventati e turbati, di certo non gli aiutiamo se alimentiamo il senso di vergogna e paura insegnando solo che la pornografia è sbagliata senza spiegare perché e come imparare a gestire le sensazioni che essa produce. Normalizzare il più possibile il discorso e dare per scontato che prima o poi i nostri figli entreranno in contatto con la pornografia è fondamentale per aiutarli a padroneggiare sé stessi e la loro sessualità in maniera sana. Ricordiamoci che la pornografia fa leva su risposte del nostro corpo che di per sé non sono sbagliate, ma semplicemente vanno utilizzate al meglio. È importante fare questa distinzione per non associare l’eccitazione sessuale a qualcosa di sbagliato, qualcosa di cui vergognarsi. Facciamo attenzione a non far vivere con vergogna degli eventuali errori con la pornografia. Mentre il senso di colpa porta ad attribuire la connotazione negativa al comportamento in sé e a lavorare su quello per risolvere il problema, la vergogna, invece, porta la persona a vedere sé stessa come sbagliata, indegna, incapace di chiedere aiuto (V) e troppo lontana da Dio per chiedere perdono.
Torniamo ai vari scenari: gli adulti, sposati o no, che hanno problemi con la pornografia non sono esenti dal ciclo di risposta negativa di cui parlavo prima:
“Avrei dovuto evitare! Come posso pensare di essere perdonata?”
“Sapevo che era sbagliato, eppure ho continuato.”
“Non sono stato abbastanza capace di autocontrollarmi.”
“Credo fortemente nella legge di castità, allora perché continuo a sbagliare?”
“Amo mia moglie e ne sono attratto, ma allora cosa c’è che non va in me?”
Molti hanno anche provato diversi metodi e percorsi per allontanarsi dalla pornografia senza risultati con tutta la frustrazione e il senso di vergogna che ne deriva perché ci sono “ricaduti”, perché, nonostante tutti gli sforzi, ecco che succede di nuovo. E se servisse un approccio diverso per ribaltare la situazione? Se bastasse soffermarsi sui successi, anche piccoli, sulla nostra percezione di sessualità e sul nostro rapporto con Dio tramite le alleanze? A sostenere questo nuovo approccio è il dott. Daniel Burgess, terapista specializzato nel comportamento sessuale e membro de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, dettaglio non trascurabile. Non è facile spiegarlo in poche righe, ma ci provo per darvi almeno un’idea. Lui sostiene che dopo aver fatto un’autovalutazione per capire l’effettivo livello di coinvolgimento con la pornografia, specificando frequenza, durata e contesto, la persona può essere più consapevole quando si troverà di nuovo coinvolta in questo comportamento e potrà pensare: “Oh, sono già passati alcuni minuti, di solito ci passo più tempo. Forse posso fermarmi qui questa volta.”, questo è da considerarsi già un piccolo successo che va celebrato e incoraggiato. La persona ha scelto volontariamente e consapevolmente di fermarsi.
Ecco questo è un esempio di applicazione efficace della nostra capacità di scegliere in maniera attiva. Questo permette alla persona, che prima pensava di non avere alcun potere su un comportamento che sembrava aver preso il sopravvento, di sentirsi capace di potercela fare. Attenzione, non sto assolutamente incoraggiando l’uso della pornografia, ma sto analizzando il problema da una prospettiva diversa. Un altro elemento importante è il sostegno da parte dei dirigenti. La persona che ha problemi con la pornografia e si rivolge al suo vescovo sa benissimo che è una cosa sbagliata, altrimenti non chiederebbe aiuto. L’ultima cosa di cui ha bisogno è sentirsi giudicata/o e vista come qualcosa da “aggiustare”. Conosco molti dirigenti che fanno del loro meglio con le risorse che hanno a loro disposizione, compreso il manuale generale, ma vorrebbero fare di più. Ecco perché, dopo che alcuni si sono rivolti a me in merito a questo argomento, mi sento di dire che può essere utile chiedersi due cose pensando alla persona che sta affrontando il problema:
- “Cosa posso fare o dire per farle/gli sentire ancora di più il mio amore e quello di Dio?”
- “Cosa posso invitarla/o a fare per sentire quell’amore ancora più forte?”
Se guardiamo al Piano di Salvezza nella sua completezza, ci accorgiamo che sbagliare fa parte del percorso, dobbiamo accettarlo. Però spetta a noi decidere se continuare autogiustificandoci oppure pentendoci e progredendo. Ecco perché è importante non solo insegnare cosa è giusto o sbagliato, ma soprattutto insegnare come usare l’Espiazione di Gesù Cristo nella nostra vita. Imparare a padroneggiare noi stessi ci rende persone integre perché comprendiamo come allineare i nostri comportamenti ai principi in cui crediamo.
I. Busby D.M., Carroll J.S., Leavitt C. (2022). Sexual Wholeness in Marriage: An LDS Perspective on Integrating Sexuality and Spirituality in our Marriages. Book Printers of Utah
II. Oaks D. H. (2015, ottobre) Liberarsi dalla trappola della pornografia. La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. https://www.churchofjesuschrist.org/study/liahona/2015/10/youth/recovering-from-the-trap-of-pornography?lang=ita
III. British Board of Film Classification. (2020). Young people, pornography & age-verification. BBFC. Retrieved from https://www.bbfc.co.uk/about-classification/research
IV. Kürbitz L.I., Briken P. (2021). Is Compulsive Sexual Behavior Different in Women Compared to Men?. Journal of Clinical Medicine. doi: 10.3390/jcm10153205
V. CLark, N. (2017). The Etiology and Phenomenology of Sexual Shame: A Grounded Theory Study. Seattle Pacific University. https://digitalcommons.spu.edu/cpy_etd/25/