Fino ad ora ho parlato di sessualità solo a voce perché, chi mi conosce bene lo sa, preferisco parlare più che scrivere, anzi, a dirla tutta non mi è mai piaciuto. Senza considerare che è molto più bello interagire con le persone quando affronto questi argomenti, sapere cosa ne pensano e vedere come cambia la loro prospettiva. Quindi, dopo le varie consulenze, lezioni, workshop e, lo ammetto, chiacchiere tra amiche, direi che è arrivato il momento di scrivere qualcosa al riguardo.
Il mio principale obiettivo, quando parlo di sessualità, è far sì che si comprenda che la sessualità è un aspetto naturale, bello e unico che contraddistingue ciascuno di noi, quindi perché non dovremmo parlarne e, soprattutto, parlarne bene?
So già che qualcuno penserà: “Ma il problema non è che si parla fin troppo di sessualità nella nostra società?”, sinceramente penso che il problema è che non se ne parla abbastanza e soprattutto non si parla di sessualità sana.
Piccolo, ma fondamentale chiarimento: i miei studi sulla sessualità si basano sia sulle ricerche scientifiche svolte in questo campo che sui principi de La Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, ma la loro applicazione è rivolta a sostenere tutti coloro che vogliono seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo. Chiunque è benvenuto a scoprire di più in merito a questo e a non sentirsi escluso.
Detto questo, passiamo al dunque. Se partiamo dal presupposto che il nostro corpo è stato creato a “immagine e somiglianza” di Dio (Genesi 1: 26-27) e che nulla è stato lasciato al caso, comprendiamo che la nostra identità sessuale e tutto ciò che è collegato ad essa è una cosa meravigliosa. Non è qualcosa di cui dobbiamo vergognarci o qualcosa che dobbiamo reprimere. È una delle caratteristiche che ci rende unici (la famiglia: un proclama al mondo). Proprio in quest’ottica ci rendiamo conto che la sessualità fa sempre parte della nostra vita, sin dalla nascita e che viene percepita in maniera specifica a seconda delle fasi della vita (età evolutiva, età adulta). Ogni parte del nostro corpo è importante e ha uno o più scopi ben precisi. Non c’è nulla di sbagliato nel conoscere il nostro corpo e capire come funziona. Ancora meglio quando approfondiamo la nostra conoscenza sulla sessualità con la prospettiva della dottrina del matrimonio eterno. Ecco, questo secondo me fa TUTTA la differenza. Infatti presidente Boyd K. Packer spesso insegnava: “La vera dottrina, quando è compresa, fa cambiare atteggiamento e comportamento. Lo studio delle dottrine del Vangelo migliorerà il comportamento dell’uomo più rapidamente di quanto possa fare lo studio del suo comportamento stesso” (I piccoli fanciulli, La Stella, gennaio 1987, 15). Se la sessualità viene compresa e percepita nel modo giusto, potrà essere vissuta nella sua totalità in maniera appagante e completa tra marito e moglie.
Il Padre Celeste intende che i rapporti sessuali nel matrimonio abbiano la finalità di procreare, di esprimere amore e di rafforzare i legami emotivi, spirituali e fisici tra marito e moglie. Nel matrimonio, l’intimità sessuale dovrebbe unire moglie e marito nella fiducia, nella dedizione e nella considerazione reciproci.
I propositi divini dell’intimità sessuale
Anziano Dale G. Renlund e Ruth Lybbert Renlund
Ho voluto mettere in evidenza quelle parole perché ho notato che molto spesso viene totalmente dimenticato questo aspetto. Il sesso all’interno del matrimonio deve essere bello e appagante per entrambi, questo significa che è giusto capire cosa fare per migliorare l’esperienza. Non c’è nulla di sbagliato nel provare desiderio e piacere con il nostro coniuge, del resto è uno degli scopi del nostro corpo. Il presidente Spencer W. Kimball ha detto: “Nel contesto del matrimonio legittimo, l’intimità dei rapporti sessuali è giusta e divinamente approvata. Non c’è nulla di empio o degradante nella sessualità in sé, perché con questo mezzo uomini e donne si uniscono in un processo di creazione e in un’espressione d’amore” (President Kimball Speaks Out, 2).
Direi che come introduzione è più che sufficiente per ora, ma c’è ancora tanto da dire.