Ti insegno come sentirti un fallimento.

Avete mai provato paura di vivere l’ennesimo fallimento? Avete mai pensato: “È inutile che ci provo, tanto fallirò di nuovo”? Avete mai pensato che, per quanto ci proverete, non avrete mai la capacità di cambiare la situazione che state affrontando? C’è chi ha sperimentato questi pensieri e sensazioni molto spesso ed è molto probabile che ci sia una spiegazione.

Avete mai sentito parlare di impotenza appresa?

L’impotenza appresa è la convinzione acquisita che, nonostante tutti i nostri sforzi, non avremo alcun potere sulle situazioni che viviamo. Il primo a formulare questo concetto è lo psicologo Seligman, considerato anche il padre della psicologia positiva, il quale afferma che tale fenomeno psicologico si sviluppa in seguito a una serie di esperienze fallimentari e porta l’individuo a pensare che non ha alcuna possibilità di avere successo scegliendo di rinunciare prima ancora di averci provato (Marinelli e al., 2016).  

Giusto per fare qualche esempio di cosa comporta l’impotenza appresa:

  • Rinunciare anche prima di provarci;
  • Sentire di non avere speranze;
  • Arrendersi;
  • Frustrazione;
  • Pensare sia inutile chiedere aiuto, “tanto le cose non cambiano”;
  • Mancanza di impegno;
  • Bassa autostima;
  • Scarsa motivazione;
  • Passività;
  • Procrastrinazione;
  • Fattore di rischio sia per depressione (Palladino et al., 2000) che per disturbi d’ansia (Gans et al., 2003).

Ma cosa accade se l’impotenza appresa si manifesta nell’ambiente scolastico? Vediamo un breve esempio:

Adesso, proviamo a immaginare un bambino che a scuola sperimenta più volte l’inevitabile confronto dei suoi “fallimenti” con i successi degli altri compagni o si sforza di eguagliare il loro livello senza riuscirci per diverse ragioni. Arriverà al punto in cui dirà: “Tanto non ne sono capace” e non ci proverà neanche perché penserà di non avere alcun controllo sulla situazione perdendo così interesse e motivazione. Pensiamo a uno studente con DSA (disturbi specifici dell’apprendimento), ADD/ ADHD (disturbi dell’attenzione e dell’iperattività) o difficoltà di altra natura, giorno dopo giorno darà fondo a tutte le sue energie e non riuscirà neanche ad avvicinarsi ai risultati dei suoi compagni che magari impiegano solo la metà del suo sforzo per ottenere buoni risultati.

Che impatto può avere tutto questo sulla percezione che lo studente ha della sua capacità di controllare l’ambiente attorno a se? Insicurezza, inadeguatezza, frustrazione e bassa autostima possono innescare un effetto a catena che porta lo studente a sperimentare scarso interesse, perdita della capacità di esplorare, ansia e senso di fallimento. Tutto questo fa aumentare le probabilità di fallire che non fanno altro che confermare il pensiero di non potercela fare e il loop di pensieri negativi continua fino ad arrendersi anche prima di averci provato. Genitori e insegnanti, se non volete che bambini e ragazzi “imparino a essere un fallimento” evitate di fare confronti e di paragonare il rendimento di uno studente con quello di un altro. Non guardate agli insuccessi, ma elogiate lo sforzo e l’impegno. Non fateli conformare a un metodo di studio che non tiene conto di debolezze e punti di forza, ma stimolate la loro curiosità e invitateli a creare il proprio metodo e il proprio percorso. Non stabilite standard da raggiungere uguali per tutti, ma aiutateli a stabilire degli obiettivi personali che possono raggiungere e possono spingerli a lasciare la loro comfort zone. Aiutateli a credere in loro stessi e a non lasciarsi definire dagli insuccessi, ma a trasformarli in punti di forza per avere controllo su ciò che affrontano.

Un dato interessante è che una persona che pensa di non avere alcun controllo sulle situazioni che affronta, “tende a sviluppare quel senso di disperazione e passività tipica dell’umore depresso” (Marinelli e al., 2016), insomma, secondo Seligman, l’impotenza appresa può essere uno dei primi passi verso la depressione. Ma allora, cosa possiamo fare? C’è un modo per trasformare il pessimismo in ottimismo? Come ho già scritto, Seligman è considerato il padre della psicologia positiva, questo ci fa capire che un modo per affrontare quella “serie di sfortunati eventi” c’è. Seligman stesso introduce il modello P.E.R.M.A. che mette in evidenza ciò che è efficace per vivere con ottimismo, una sorta di segreto per il benessere psico-emotivo:

Positive emotions : cercare e vivere più spesso emozioni positive nella nostra quotidianità;

Engagement : mantenere i nostri impegni per svolgere attività che ci coinvolgono e ci gratificano;

Relationships : concentrarci su relazioni sociali sane che ci fanno stare bene;

Meaning : svolgere attività che hanno un significato, che hanno un impatto positivo a breve o lunga scadenza e che rispecchiano i nostri valori;

Accomplishment : provare un senso di realizzazione quando ci poniamo degli obiettivi e facciamo del nostro meglio per realizzarli.

Del resto, lo stesso Seligman ha affermato nel suo libro “Imparare l’ottimismo”:

“I nostri pensieri non sono semplici reazioni agli eventi. Essi cambiano il corso degli eventi.”

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