Visto come stanno andando le cose, penso che non ci vorrà molto prima che tra i temi di quinta elementare dei nostri figli, compaiano argomenti come violenza sulle donne, parità di genere, autostima, accettazione del proprio corpo, ecc. e non sarebbe poi tanto male direi. C’è qualcosa che mi lascia perplessa però.
Stiamo cercando di crescere le nuove generazioni eliminando gli stereotipi che condizionano il ruolo della donna e dell’uomo nella nostra società, ma ho l’impressione che lo stiamo facendo in maniera contraddittoria. Condividiamo post sui diritti delle donne, ultimamente sembrano acchiappare parecchi like, ma se dobbiamo assumere una donna ci assicuriamo che tra i suoi programmi non ci sia la maternità, altrimenti: “Grazie, le faremo sapere”. Creiamo spot per eliminare la violenza contro le donne, ma continuiamo a produrre film, serie tv o spettacoli dove sono accettabili espressioni come: “Senza di te la mia vita è finita”, “Non puoi lasciarmi”, “Se ami una donna, te la vai a prendere, costi quel che costi”. Avviamo campagne di sensibilizzazione per imparare ad accettare il nostro corpo, ma finanziamo programmi televisivi in cui bisogna essere attraenti ad ogni costo perché questo fa audience.
Tornando alle contraddizioni con cui i nostri figli devono confrontarsi, avete mai sentito parlare di ipersessualizzazione o sessualizzazione precoce di bambini e ragazzi? Nel caso non ne aveste mai sentito parlare, consiste nel cercare di rendere bambini e ragazzi sessualmente attraenti. Per quanto il concetto vi possa sconvolgere, è una pratica sempre più comune e diffusa nella nostra società. Fateci caso la prossima volta che guardate un balletto dove si esibiscono delle bambine oppure la pubblicità di una nuova linea di abbigliamento per bambine e ragazze under 14. Vi accorgerete che non è poi così difficile imbattersi in bambine che riproducono pose e movimenti sensuali, usano trucco pesante e indossano vestiti seducenti.
È stato proprio un balletto fatto da ragazzine di più o meno 11 anni, durante una festa di quartiere a Parigi, a ispirare la regista francese, di origine senegalese, Maïmouna Doucouré per il suo film Cuties. Sorpresa dai movimenti, le pose e l’abbigliamento di quelle ragazzine, forse anche bambine, Doucouré ha deciso di raccontare, in un’unica storia, tante diverse realtà pericolose e ancora poco conosciute che riguardano principalmente i più giovani. Premetto che il film affronta temi forti e che, di certo, non è un film che si può vedere con tutta la famiglia. Qualcuno potrebbe anche pensare che sia abbastanza lontano dalla realtà perché sembra esagerare, ma non è così. La stessa Doucouré spiega che è stato necessario un anno e mezzo di lavoro per fare ricerche e raccogliere interviste di diversi adolescenti e delle loro esperienze. A tutto questo ha aggiunto la sua esperienza di adolescente islamica cresciuta tra due culture (senegalese e francese). Per favore, guardate la sua intervista o leggete la traduzione prima di dare un giudizio sul film e sui temi affrontati. Sono state sollevate molte polemiche, ma in realtà è proprio un film di denuncia contro la sessualizzazione e altri stereotipi sulle donne nella nostra società. Maïmouna Doucouré ha affermato: “Sposo le stesse battaglie di chi critica il mio film”, penso che questo chiarisca un po’ di cose.
Ci tengo a fare una precisazione però. Quando parlo di pose e movimenti sensuali, trucco pesante e vestiti seducenti, non voglio assolutamente fare riferimento al concetto “se la vanno a cercare”. Quando parlo di ipersessualizzazione o sessualizzazione di bambini e ragazzi sto parlando di bambini e ragazzi che vengono privati di essere tali. Per quanto la sessualizzazione precoce sia più un pericolo nella realtà femminile, i maschi non sono esenti da tutto questo.
Secondo un rapporto sulla sessualizzazione precoce redatto dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (P.A.C.E., 2016), un terzo dei bambini, ribadisco bambini (maschi e femmine), sono preoccupati del loro aspetto fisico e di come si presentano, con il rischio di essere bullizzati. Attenzione, condividendo questo dato non voglio dire che dobbiamo insegnare ai più giovani a ignorare totalmente il loro aspetto fisico o a coprirsi perché c’è qualcosa che non va nel loro corpo. Piuttosto, come mi piace spesso dire, dobbiamo aiutarli a capire come far venir fuori il meglio di loro stessi e come mettere in risalto chi sono veramente e non chi vogliono apparire. Per farlo, potremmo cominciare a dire qualcosa come: “Lo sai che è davvero interessante quello che hai appena detto?” oppure “Mi sembri davvero brava nel fare questa cosa” o ancora “Sei davvero molto simpatico”. Delle volte mi chiedo perché i complimenti sull’aspetto fisico o sul modo di vestirsi siano quelli più comuni. Forse perché sono le prime cose che vediamo, invece, se vogliamo fare un complimento diverso abbiamo bisogno di un po’ più di tempo e impegno per conoscere chi abbiamo davanti.
Ammetto che anch’io delle volte mi gioco la carta del “ma come sei bella oggi” quando ho bisogno di aiutare una bambina o di una ragazzina un po’ più timida a sentirsi a suo agio e rompere il ghiaccio (ovviamente il mio complimento è sincero). Poco dopo, però, penso fra me e me: “Certo che potevo essere un pelino più originale”. Sappiate che vale la stessa cosa con i maschietti, il loro ego non è da meno. Oltre ciò che possiamo fare noi nel nostro piccolo per proteggere i più giovani, è giusto menzionare la Strategia per i Diritti del Bambino (2016-2021) del Consiglio Europeo. Tra i vari temi e obiettivi c’è l’impegno a tutelare i diritti dei bambini anche nell’ambiente digitale e mediatico.
Continuando a parlare di sessualizzazione precoce, diversi studi condotti negli ultimi decenni, hanno dimostrato l’allarmante correlazione tra la sensibilità a immagini sessualizzate e la percezione che ragazzi e ragazze hanno di loro stessi e il cambiamento dei loro comportamenti sessuali. Infatti, negli Stati Uniti e in Europa, è sempre più diffusa tra gli adolescenti l’idea che l’intimità sessuale sia un prerequisito per il rapporto di coppia e non viceversa. Altro elemento è che le ragazze raggiungono la pubertà prima, se consideriamo l’età media in cui si raggiungeva nelle precedenti generazioni. È interessante notare che tra i vari fattori che portano alla pubertà prima del previsto, oltre a squilibri ormonali dovuti a uno stile di vita non sano, c’è anche una maggiore esposizione a figure maschili come per esempio il loro ragazzo (P.A.C.E., 2016), per intenderci, “il fidanzatino”, come direbbe nostra zia di 80 anni.
Dopo aver considerato questo, la prossima volta che ci verrà in mente di chiedere a una bambina o a un bambino: “Ma ce l’hai il fidanzatino?” oppure “E la fidanzatina?”, forse cambieremo domanda. Più in generale, possiamo aiutarli a riconoscere ed evitare atteggiamenti e comportamenti che li priverebbero di quella spensieratezza e leggerezza di cui hanno bisogno alla loro età. Sempre più preadolescenti (intorno ai 10 anni) e adolescenti sono esposti alla sessualizzazione ed erotizzazione del corpo e la maggior parte delle volte siamo noi adulti a permetterlo. Dall’abbigliamento al linguaggio, dai film alle pubblicità, dai social media alle conversazioni che facciamo, in buona parte siamo noi adulti che permettiamo e spingiamo bambini e ragazzi a pensare che il loro valore personale dipenda da quanto sessualmente attraenti sapranno essere nella vita.
È davvero questo quello che vogliamo che pensino?