DSA, ADD e ADHD… no, non è un codice da decifrare.

Sempre più spesso sentiamo parlare di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (ADD / ADHD). Ma che cosa sono? È davvero solo una responsabilità della famiglia? Come possiamo sensibilizzare la gente a questi disturbi? La lista di domande potrebbe andare avanti a lungo, penso di aver dato l’idea.

Insegnanti, parenti, amici di famiglia e tutti coloro che sono a contatto con bambini, possono avere una notevole influenza su un bambino che presenta questi disturbi. Prima di tutto, hanno bisogno di sapere di che cosa si tratta e come andare oltre ciò che appare in superficie. Spesso, chi ha questi disturbi viene etichettato come maleducato, svogliato o con un carattere difficile. Direttamente o indirettamente, vi riconoscete in queste situazioni? Avete presente quella frustrazione che si prova andando ad un colloquio genitori-insegnanti e sentirsi dire che il proprio figlio è ingestibile, che non riesce a seguire il progresso della classe, che fa fatica a stare con gli altri? Sì, ce l’avete presente. Viceversa, avete presente la difficoltà degli insegnanti che non sanno come spiegare ai genitori le difficoltà che loro incontrano? Forse vi starete chiedendo perché mai gli insegnanti dovrebbero avere delle difficoltà nel parlare con i genitori dei propri alunni su argomenti come questi. Be’, la risposta è semplice: c’è ancora gente che pensa che avere disturbi specifici dell’apprendimento significhi essere etichettato a vita come “stupido” e che la scuola sarà uno strazio ogni singolo giorno semplicemente perché “è intelligente, ma non si applica”.

Conoscere il disturbo è necessario, ma non basta, c’è bisogno di sapere come intervenire, quali sono le terapie più efficaci, quali risorse sono disponibili sul territorio e a chi rivolgersi per supporto. Diversi genitori che ho incontrato dopo aver ricevuto la valutazione per i propri figli mi hanno detto: “E desso? Che dobbiamo fare?”. Per quanto se ne parli spesso ultimamente, non sappiamo abbastanza. Eppure, sembra che i casi siano più frequenti. Qualcuno ha giustamente ipotizzato: “Non è che per caso è più facile dire che si tratta di dislessia o ADHD quando ci sono difficoltà?”. Per quanto possa sembrare provocatoria come domanda, effettivamente c’è chi sostiene la tesi della crescente diffusione e della convenienza di false diagnosi come il pedagogista Daniele Novara (2017). Per farla semplice, secondo il MIUR (2017) nel giro di 3 anni gli alunni disgrafici sono aumentati del 85% e i discalculici dell’89%, parecchio direi, però è possibile che sia anche una conseguenza di una sempre maggiore richiesta di valutazioni da parte di insegnanti e genitori più sensibili all’argomento. È importante tener presente che i fattori che incidono sull’aumento dei casi sono diversi (per approfondimenti “Smartphone o non smartphone, dov’è il dilemma? Dispositivi elettronici nell’età evolutiva“), vanno analizzati sotto diversi punti di vista ed è necessario informarsi tramite fonti attendibili e aggiornate. A questo punto possiamo chiederci come cambierebbe la nostra esperienza di insegnante, parente o amico di famiglia se fossimo più preparati su dislessia, ADHD e altri disturbi.

Se ve lo steste chiedendo, ci possono essere altri casi in famiglia. La familiarità gioca un ruolo molto importante anche nella valutazione. Per esempio, quando è arrivata la diagnosi di dislessia nella mia famiglia, abbiamo trovato risposta a diversi interrogativi che riguardavano addirittura mia nonna. Lei infatti era l’unica analfabeta della sua famiglia nonostante avesse addirittura ricevuto lezioni private, ma negli anni ’40 non si parlava ancora di tutto questo.

Iniziamo ad analizzare un po’ più nello specifico ciascun disturbo.

Cominciamo con i DSA. Secondo l’Associazione Italiana Dislessia, c’è almeno 1 studente con questi disturbi in ogni classe. Quando parliamo di DSA possiamo individuare 4 categorie e in alcuni individui possono coesistere più di una, in quel caso parliamo di comorbilità. Ma vediamoli nel dettaglio.

Dislessia: disturbo che si manifesta nella lettura ed è dovuto alla difficoltà di decodificare e comprendere il testo. Per esempio una lettura molto lenta, faticosa e accompagnata dalla difficoltà di comprendere ciò che si è appena letto.

Disortografia: disturbo che si manifesta nella scrittura ed è dovuto alla difficoltà nell’ortografia e nella codifica fonografica, cioè associare il suono al simbolo grafico corrispondente. Per esempio riconoscere il suono delle doppie e scriverlo correttamente, invertire le lettere o non riuscire a distinguere due lettere che hanno un suono (fonema) simile o un segno grafico (grafema) simile.

Disgrafia: disturbo che si manifesta nella scrittura ed è dovuto alla difficoltà grafo-motoria, cioè saper scrivere correttamente i simboli grafici. In poche parole: una grafia illeggibile.

Discalculia: disturbo che si manifesta con i numeri ed è dovuto alla difficoltà di saper lavorare con i numeri e con i calcoli. Per esempio fare fatica a ricordare le tabelline, distinguere il numero più grande da quello più piccolo e eseguire le 4 operazioni.

Dato che chi presenta uno o più DSA non ha assolutamente un’intelligenza inferiore alla media, non ignorate i segnali e rivolgetevi per tempo al pediatra per cominciare una valutazione così da non compromettere la loro esperienza di apprendimento e autostima. Se questo non vi sembra abbastanza, fatelo per voi per sopravvivere ai compiti a casa e agli incontri genitori-insegnati.

Qualche dettaglio in più sul disturbo da Deficit di Attenzione / Iperattività. ADHD non significa banalmente “essere vivaci” o “maleducati”. È un disturbo e può avere ripercussioni sul sistema familiare, sulla scuola, sui rapporti interpersonali, sulla carriera lavorativa, ecc. Spesso causa bassa autostima, frustrazione e stress eccessivo sia in chi ne è affetto, sia in chi gli è attorno.

Si possono identificare 3 tipi :

1. Tipo iperattività-impulsività predominanti

2. Tipo disattenzione predominante

3. Tipo combinato

Avete presente quelle volte in cui, magari a fine giornata, guardate vostra figlia o vostro figlio che non smette di parlare o di saltare da una parte all’altra e pensate: “Ma come si spegne?”. Oppure quelle volte in cui vi accorgete che ha perso l’ennesima penna a scuola perché ha sempre la testa fra le nuvole. Be’, vi potrà consolare sapere che non siete gli unici. Se però queste cose accadono un po’ troppo spesso e in contesti diversi, forse è il caso di chiedere consiglio al pediatra, informarsi e rivolgersi a uno specialista.

Ecco alcuni esempi di possibili sintomi:

Spesso fa fatica a eseguire le istruzioni. Spesso fa fatica ad organizzarsi nelle attività quotidiane. Spesso dimentica o perde le cose. Spesso è riluttante a fare i compiti. Spesso fa errori dovuti alla superficialità. Spesso non sa aspettare il proprio turno durante un gioco. Spesso fa fatica a interagire con i coetanei. Spesso parla in maniera eccessiva. Spesso fa fatica a fare attività rilassanti in maniera silenziosa. Spesso sembra avere energia inesauribile. Teniamo presente alcune cose sui sintomi però. Devono manifestarsi in almeno due contesti diversi (es. casa e scuola), non è necessario che ci siano tutti per richiedere una valutazione e devono verificarsi per almeno 6 mesi. A differenza di quello che si pensa comunemente, l’ADHD è frequente anche tra le donne, ma spesso non viene diagnosticata. Diverse ricerche scientifiche hanno dato risultati interessanti.
Chiariamo una cosa però: DSA, ADD o ADHD non significa PROBLEMA. Avere un disturbo significa doversi sforzare di più nel fare ciò che per gli altri risulta essere facile e naturale. Con le strategie giuste, questo può diventare un punto di forza.

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